Fui assunto in una grande industria chimica del nord nei primi giorni dell'anno 1970.
L'incarico era di istruttore/docente in corsi selettivi per periti industriali di nuova assunzione e in corsi di riconversione per operai in una scuola di formazione di questa grande industria chimica a Milano, in via Camillo Hajech angolo via Marcona in zona Vittoria.
Dall'ottobre del 1969 avevo frequentato il corso selettivo e forse per le caratteristiche che avevo mostrato, anziche' essere avviato alla carriera di capo-reparto, in uno dei numerosi stabilimenti sparsi per tutta l'Italia, fui trattenuto dal responsabile della scuola di chimica (che chiamero' Millo) quale istruttore come sopra detto.
Non vi nascondo che ero: fiero, emozionato e stracarico di entusiasmo.
Il primo compito che mi fu assegnato era di grandissima importanza, dovevo inventariare tutti i reagenti necessari per le prove di laboratorio e giacche' c'ero anche spolverare i vari barattoli e bottiglie racchiusi negli armadi: sembravo un souffle' che durante la cottura avesse subito l'apertura accidentale dello sportello del forno!!!. (Ricordate sono figlio unico... prima musata!!!)
Credo che il piano formativo che Millo aveva previsto per me prevedesse di farmi comprendere che quantunque si voglia essere "bravi", all'inizio della propria vita lavorativa occorre adattarsi umilmente a tutto; quando si esce dal percorso degli studi si e' vergini, professionalmente parlando, e l'immodestia o peggio gli atteggiamenti da grande esperto non pagano, riescono solo a rendere piu' insidiosa la scalata verso una professionalita' vera, concreta e vendibile.
Il secondo incarico fu molto piu' difficile per me, dovevo relazionare il mio capo (Millo) su una certa questione (che sinceramente ora non ricordo) relativa ai corsi che sarebbero iniziati di li' a poco.
Mi ci misi di buzzo buono, dopo il souffle' precedente stavolta il compito era proprio corrispondente al mio ruolo e non potevo fallire.
Scrissi ben quattro facciate di foglio di protocollo (a quel tempo si scriveva ancora a mano), feci molta attenzione alla forma, cercai di evitare errori di grammatica ed alla fine ero piuttosto soddisfatto; consegnai il lavoro a Millo e mi misi ad aspettare l'inevitabile lode.
Millo si chiuse nel suo ufficio, entro' ed usci' diverse volte, ogni volta mi guardava ma non favellava, tiro' cosi' tutta la mattina e solo dopo la mensa, nel primo pomeriggio, mi chiamo' nel suo ufficio. Mi fece sedere e come al solito mi mise a mio agio, non era un capo autoritario, parlava sempre con calma e con rispetto dell'interlocutore, ma queste attenzioni cominciavano a preoccuparmi infatti si mise un pezzettino di carta sul dorso della mano (come se si trattasse di una farfalla o di un insetto) e mi disse: " questa e' la parte della tua relazione che ho potuto salvare!"
Fu come se avessi ricevuto un secchio di acqua fredda dietro il collo (era il mese di gennaio!!!).
Millo mi guardo' e comprese il mio dramma, per cui comincio' a spiegarmi che quando si deve scrivere occorre essere essenziali e chiari, non bisogna scrivere neanche una parola in piu' di quelle indispensabili per comunicare qualcosa, senza troppi commenti o aggettivi inutili. Concluse dicendomi che il capo per definizione, e' sempre molto impegnato (anche quando non e' vero), per cui non ha tempo di leggere dei romanzi, quindi le comunicazioni di lavoro, siano esse relazioni, lettere, note tecniche, ecc. devono essere essenziali e sintetiche, al massimo una pagina, in casi eccezionali una pagina e mezza.
Da quella volta, per tutta la mia carriera lavorativa, anche dopo i vari passaggi a ruoli di responsabilita' via via crescenti, non sono piu' riuscito ad andare oltre la pagina anzi spesso contengo le mie comunicazioni di lavoro a mezza pagina, senza per questo essere parziale o incomprensibile. (Grazie, grazie mille Millo)
Porto Empedocle (AG) - Aprile 1977
Il vero impegno pero' si presento' quando Millo mi ritenne maturo per entrare in aula quale suo assistente. Il corso era per operai di produzione provenienti da diversi stabilimenti italiani del nord, del centro e del sud e che dovevano essere riconvertiti in analisti chimici di laboratorio. Un compito difficile considerate le diverse scolarita' di base, ma facilitato dalla forte motivazione e maturita' dei partecipanti, per lo piu' padri di famiglia. Il loro vero problema era stare seduti per diverse ore al giorno abituati come erano a correre sugli impianti.
Millo mi presento' rapidamente come suo assistente. E si mise a spiegare l'atomo.
Dopo qualche minuto, venne il bidello e disse a Millo che c'era una telefonata urgente; Millo mi passo' il gesso e ando' a rispondere al telefono... la telefonata doveva essere veramente molto lunga perche' quella mattina non torno' in aula e mi lascio' con 22 individui affamati di nozioni di fisica e di chimica, che mi guardavano, avrei voluto ingoiare un po' di saliva ma non l'avevo, pero' feci fronte all'impegno dando fondo a tutte le mie reminiscenze. L'esperienza di quella mattina mi basto', capii di colpo che una cosa la sai veramente se sei capace di spiegarla e di farla comprendere agli altri; non puoi trasmettere delle conoscenze che non hai, neanche se ti impegni al massimo.
L' umilta' acquisita nell'inventariare e soprattutto nello spolverare con uno straccio umido i barattoli e le bottiglie dei reagenti, l'esperienza della relazione e le numerose esercitazioni che feci successivamente per mio conto, le lunghe preparazioni delle varie lezioni che tenevo, mi hanno insegnato i fondamentali del lavoro.
La consapevolezza che quando si conosce un argomento quasi sempre se ne conosce abbastanza per sapere di saperne poco, mi ha sempre spinto a non definirmi mai esperto di nulla e mi ha invece spronato ad approfondire, studiare e ascoltare, ascoltare, ascoltare gli altri (non e' mai abbastanza) ovviamente stando attenti a chi si ascolta!!!
La comun-icazione ossia il mettere in comune delle informazioni e' fondamentale nel mondo del lavoro, occorre imparare a farlo presto: verbalmente, preparandosi prima, costruendo una sequenza di cose da dire e seguendo un filo logico; per iscritto, attraverso l'essenzialita' e la sintesi massima, senza inficiare l'obiettivo della comunicazione.
Mi fermo qui ma come posso non ringraziare di vero cuore Millo?
Non vorrei che da quel mese di gennaio fossero passati ben 40 anni e un paio di mesi !!!